| Il salone deve il suo nome alla vicinanza con il luogo più protetto della fortezza, destinato dalla metà del Quattrocento ad ospitare l'erario e l'Archivio Segreto Pontificio (Sala del Tesoro). Fulcro dell'ala Nord dell'appartamento di Paolo III Farnese (1534-1549), la sala fu impreziosita tra il 1544 e l'aprile del 1545 da un sontuoso apparato decorativo ad opera di Luzio Luzi da Todi, qui attivo alla guida di un articolato cantiere di artisti. Sulla parete orientale, sopra il grande camino, si possono ammirare le due imponenti figure allegoriche della Chiesa e di Roma ai lati dello stemma papale. La decorazione è dominata da una profusione di stucchi e di grottesche che si sviluppano nei cinque registri concentrici in cui è suddivisa l'ampia volta e nei due fregi continui che le fanno da cornice. Il primo, in basso, è costituito da 28 lunette a rilievo con scene di sacrifici, simulacri di antiche divinità ed emblemi farnesiani; il secondo, subito più in alto, dipinto con creature marine, è interrotto a metà lunghezza di ogni parete da medaglioni a stucco. Nella volta, dieci Storie di Roma antica, incluse in cornici, si alternano a sinuose grottesche su fondo bianco. Sui due lati brevi si ripropongono le raffigurazioni dell'arcangelo Michele e dell'imperatore Adriano. La decorazione è ulteriormente arricchita da cammei a fondo nero con divinità mitologiche, cornici ad ovoli, medaglioni in stucco e, agli angoli, quattro grandi ottagoni con Vittorie e candelabre. Al centro della volta, lo stemma Farnese è affiancato dai due emblemi raffiguranti la Vergine con l'unicorno e il Giglio di Giustizia. La decorazione, chiaramente ispirata a quella della Sala della Volta dorata della Domus Aurea di Nerone (riscoperta a Roma alla fine del XV secolo), è esemplare dell'abilità dell'artista, che si guadagnò l'appellativo di “Luzio Romano” proprio per la capacità di imitare e rivitalizzare lo stile decorativo degli antichi complessi d'età imperiale, adattandolo al gusto del suo tempo. |