 | Il nome, dato alla sala da Mariano Borgatti, primo direttore del Museo, durante i restauri da lui promossi all'inizio del Novecento, allude al movimento ondulatorio e continuo suggerito dai cortei dipinti di tritoni e nereidi danzanti, di figure femminili e maschili alternate a unicorni che si dispiegano, come una ghirlanda, sulla sommità delle pareti. Queste intriganti pitture furono realizzate, come quelle della adiacente Sala dell'Adrianeo, dall'équipe di pittori coordinata da Luzio Luzi (1544-1545). La sala, forse un'anticamera, è servita da scale di collegamento con gli ambienti di servizio prossimi al Cortile di Alessandro VI e, in alto, con la Cagliostra. La vicinanza alla Loggia di Paolo III e alla sommità dell'edificio, dove per lungo tempo si tennero fuochi pirotecnici, può suggerire il motivo della perdita dei soffitti originali, in legno dipinto dorato e argentato, che ne rifinivano la decorazione in modo simile a quanto ancora visibile nella Sala del Perseo e nella Sala di Amore e Psiche. |